La nuova economia stenta in Cina

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Un articolo del Financial Times del 29.3 segnala che la transizione tra la old economy statalista (trascinata dagli investimenti) e una più moderna economia trainata dai consumi è ancora limitata.

I settori dell’economia tradizionale, agricoltura, manifattura, edilizia, miniere e settore immobiliare, sono la causa principale del rallentamento del PIL; la leadership cinese ha programmato una crescita media del PIL al 6,5% sino al 2020, ma le previsioni per quest’anno sono che costerà molta fatica raggiungere questa cifra. Le performance in borsa di questi settori lo scorso anno sono sono state in media per azione di 33 RMBO, rispetto ai 35RMBO del 2014 e ai 52RMBO del 2010.
Diversa la performance dei settori innovativi (le aziende dell’A-share market), il 68% ha registrato valori medi per azione di 48RMBO nel 2015 rispetto ai 45RMBO nel 2014. I settori in questione sono servizi per le aziende, IT, scienza e ricerca, trasporti, vendite al dettaglio, residenziale. I risultati migliori sono registrati dall’economia dei servizi: finanza, scienza e ricerca, vendita all’ingrosso e al dettaglio, sanità.

Il peso di questi settori è però ancora marginale rispetto al totale, le aziende dell’A-share market sono 2.828 su un totale di 328.000 grandi aziende monitorate dalle ricerche. Il margine di profitto medio registrato dalle imprese cinesi è sceso al 5,8% del 2015 dal 7,5 del 2010. I settori innovativi sono destinati a restare in secondo piano rispetto alla old economy per almeno altri due anni, sostengono gli analisti.

La divaricazione tra le performance presente nei settori si ripropone a livello geografico, con il nord del Paese che vede crescere il proprio PIL del solo 2% nominale, si tratta delle provincie di Liaoning, Heilongjiang, Mongolia Interna and Shanxi. Rispetto al sud molto più evoluto, in queste provincie aumentano i rischi finanziari e la riscossione di crediti.
Per modificare la situazione occorre che le autorità centrali  mettano mano a modifiche delle usuali politiche monetarie e fiscali accomodanti e da dosi massicce di spesa pubblica per finanziamenti in immobilizzazioni.